Gio. Mag 9th, 2024

Blockbuster-VillageBlockbuster Lives Again!

Oggi sono entrato in un Blockbuster. Non ho aperto un varco dimensionale, né usato la De Lorean di Ritorno al Futuro. Se andate in viale Papiniano all’8 a Milano, ci potete entrare anche voi. E’ tutto vero, sotto a questo post c’è una fotogallery se siete curiosi di vedere com’è fatto uno videostore fisico nel 2014.
E’ uno dei 27 Blockbuster che sono rispuntati in Italia come funghi dopo che la catena americana si era ritirata dal nostro Paese. Che sta succedendo?
Ecco una rapida sintesi. Dopo aver aperto il primo negozio a Dallas nel 1985 Blockbuster ha conquistato il mondo e cambiato il modo di vedere i film nelle case di milioni di persone. In Italia è arrivato nel 1994 ed e si è espanso fino ad avere 235 negozi. Poi è arrivata Internet, la pirateria e sappiamo tutti come la gente ha cominciato a vedere i film. Quindi il 5 giugno 2012 Blockbuster ha chiuso con l’Italia. Nel novembre 2013 ha chiuso in tutto il mondo. Mentre si decretava la fine con la chiusura degli ultimi 300 store in Usa,  però, qui in Italia stava per rinascere. Come? Grazie a 21 ragioni sociali ex soci del franchising italiano. Hanno formato una cooperativa, Il village. Lo scorso 29 marzo ha (ri)aperto il Blockbuster di Milano.
L’insegna precisa è Blockbuster Village. Per chi è stato un frequentatore abituale della catena, entrando si sentirà come a casa. Le insegne e le grafiche sono cambiate, soprattutto l’introduzione del colore rosso è una novità. Per il resto è un tuffo nel passato. Duecentoquaranta metri quadrati di scaffali che espongono film novità, film catalogo, videogiochi, vetrinette con le preziose confezioni regalo. A me sono subito rivenuti riaffiorati tutti i momenti passati tra quei corridoi, quella sensazione di essere travolto dal cinema, da infinite locandine, quel piacere di immergermi tra le novità, di ricercare un film che mi era tornato in mente chissàcome, di fare a gara per vedere se li conoscevo tutti, di scoprire una curiosità, di cedere alla tentazione di un’offerta. Poi, le ultime volte, le corse in negozio (andavo in quello di via Boscovich) per inseguire mio figlio di tre anni, che puntualmente tirava giù dagli scaffali tutti i cartoni animati. Infine l’angolo “food”.
Se siete come me che considerate la famosa accoppiata “cinema & pizza” non solo un paio di parole, ma una vera e propria filosofia di vita, allora Blockbuster era ed è una vera e propria tentazione senza rivali.
Qui non c’è servizio digital download che tenga (leggete qui di Sky Atalantic e del primo soddisfacente servizio a pagamento italiano): il piacere di essere tentati da ogni sorta di junk food, dalle chips messicane ai cookies al cioccolato, passando per le pizze surgelate e i gelati Haagen Daz, è senza paragoni. Sono in arrivo anche panini che si scaldano in 30″ al microonde e surgelati “pregiati”, ci ha rivelato Christian Bollati, responsabile commerciale del gruppo e titolare del negozio di Papiniano. Proprio a lui abbiamo chiesto un po’ di informazioni. E, soprattutto, condiviso sensazioni. Per esempio, ad un appassionato come me salta subito all’occhio che mancano action figures, locandine, fumetti, e ogni possibile gadget cinematografico che mi aspetterei di trovare in un negozio specializzato e che, mi pare, siano anche armi imbattibili contro la concorrenza del digital download. Christian ci ha detto che in Papiniano non ci sono ancora perché ha appena aperto, ma arriveranno. Nel negozio di Lissone ci sono, assicura. Verificheremo. Intanto ci siamo informati un po’ su come e se è cambiato il business rispetto al passato. «Abbiamo inserito anche altre attività merceologiche», ci  ha spiegato, «come i videogame, cartucce per stampanti, telefonia, una zona libri (a parte i videogame le altre non sono ancora presenti in Papiniano, ndr). I film sono il business preponderante, il noleggio soprattutto. I Blu Ray vanno ormai quasi come i dvd. Da dicembre gestiamo anche la vendita di 1400 referenze considerate “autovendenti” come Il Galdiatore».
Ok, e i prezzi? Tessera gratuita, ovviamente, per il resto eccoli qui: 3,95 euro per tre serate, senza distinzione tra Blu Ray e Dvd; 7 euro per 2 film o 3 film per 10 euro. Ci sono anche forme di “abbonamento”: 25 euro per 10 noleggi da consumare entro un mese. Ogni spesa genera un credito di punti che permette poi di avere degli sconti. E’ tanto? E’ poco? Paragonato, per esempio, all’Itunes Store sembra invitante: il negozio Apple offre a 3,99 euro un noleggio per 1 serata e non certo con una qualità HD offerta da un Blu Ray.
Già, ma un clic non costa la fatica di uscire di casa e avere l’incombenza di riportare in negozio il film una volta visto. Vero, ma è vero anche che, in teoria, l’ambiente dello store, i commessi che si presuppone siano appassionati e in grado di dare consigli, dovrebbe ro essere un valore aggiunto. O perlomeno lo era una volta.
Gli orari sono dalle 11 alle 23, 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno, con venerdì e sabato chiusura posticipata all’una (e tra poco alle due).
Certo che a entrare nel nuovo Blockbuster Village sembra di fare un tuffo nel passato. Eppure Christian Bollati ha sfoggiato un entusiasmo invidiabile e non riusciva a fermarsi nel raccontarci tanti piccoli particolari, tante iniziative, tanti progetti che sembrano essere al passo coi tempi: c’è il sito www.blockbustervillage.it dove fare prenotazioni, presto una app dedicata che permetterà addirittura di chattare col punto vendita, wi-fi free in negozio, QR code sui film per accedere ai trailer dai telefonini, evento con Peppa Pig il prossimo 25 aprile. Un entusiasmo, una fiducia e un ottimismo contagioso: quando ci ha raccontato che il punto vendita di Papiniano era quello con il fatturato più alto al mondo prima della chiusura e che l’obiettivo è aprire altri tre Blockbuster a Milano a partire dal prossimo settembre non ho esitato a credergli. O perlomeno ad augurargli un “in bocca al lupo”. Intanto in un week end hanno fatto 140 tesserati, non male.
Quando Christian ci ha detto che «i prezzi sono decisi a seconda delle aree geografiche, perché ogni realtà è diversa» e che «avevamo avuto tante imposizioni con Blockbuster e non volevamo più averne altrettante tra di noi, per questo abbiamo scelto la formula della cooperativa in modo che nessuno all’interno del gruppo prevalga sui colleghi», ci è venuto da pensare che forse i tempi son cambiati. Forse la visione globale da multinazionale non funziona più. Forse ci vuole una visione regionale, anzi cittadina, perfino di quartiere. Un negozio costruito a misura del vicino di casa. Un business costruito per il territorio, non un territorio trasformato per un business. Se aprisse nella mia zona un Blockbuster Village lo frequenterei di sicuro. Senza rinunciare al digital download, sia chiaro. Un tuffo nel passato, certo, ma senza dimenticare il presente. Magari ci andrei anche solo per il gusto di rincorrere mio figlio in mezzo al Cinema.

luca maragno da blogs.bestmovie.it

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Di Margiov